- Coordinatori Proff. Mario Nuzzo e Fabio Marchetti.
La ricerca sugli Enti del Terzo settore ha seguito due principali linee di indagine:
- i profili giuridici dell’attività istituzionale e degli strumenti operativi delle Fondazioni di origine bancaria e, in generale, degli Enti non profit;
- i profili fiscali del Terzo settore, con particolare riferimento al tema dell’assoggettabilità delle fondazioni bancarie (Enti non profit) alla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato, rilevante sotto il profilo delle agevolazioni fiscali di cui le fondazioni sono destinatarie.
La ricerca, realizzata in collaborazione con l’ACRI, ha approfondito la disciplina fiscale delle Fondazioni di origine bancaria e più in generale degli enti no-profit.
Obiettivo: verificare lo ‘stato dell’arte’ di questo ambito dopo i numerosi interventi normativi che lo hanno interessato. Si è scelto di svolgere un’analisi preliminare della nozione che il diritto interno dà di ‘ente non commerciale’, mettendola poi a confronto con quella sviluppata dalla giurisprudenza europea in materia di aiuti di Stato. Sono state, in seguito, verificate le principali differenze nelle regole che determinano la base imponibile delle società, degli enti commerciali, di quelli non-commerciali, delle fondazioni bancarie e delle ONLUS, per meglio comprendere gli effetti dei diversi regimi fiscali.
Questo lavoro ricognitivo ha permesso di verificare l’impatto della giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea su uno dei problemi di fondo: sono da considerare aiuti di stato, le agevolazioni (come la riduzione del 50% dell’aliquota IRES), previste per gli enti no-profit, che il diritto interno riconosce alle fondazioni bancarie?
La ricerca, inoltre, ha messo in evidenza un altro punto spinoso: la possibilità, da parte degli enti no-profit, di esercitare di attività strumentali. Nonostante l’esercizio di attività strumentali sia previsto per legge e nonostante sia previsto, di regola, l’utilizzo dell’impresa strumentale per finalità assistenziali, sociali o culturali, la natura imprenditoriale dell’attività esercitata rischia di prevalere inderogabilmente sulla finalità perseguita, condizionando lo stesso trattamento fiscale dell’ente.
Il paradosso è che una moderna e propositiva visione dell’attività sociale dell’ente non profit non solo richiede ma impone il contatto, sia pure etico, con il mercato. Uscire da tale impasse richiede un ripensamento del quadro normativo, non più adeguato alla reale evoluzione, sia per quanto riguarda i bisogni sia, soprattutto, le risposte che la società è in grado di fornire autonomamente in una ottica di complementarietà rispetto al ruolo dello Stato.
È allo studio un aggiornamento e la prosecuzione del progetto.