- Coordinatori Proff. Luigi Filippo Paolucci e Gustavo Visentini.
Lo studio affronta la complessa tematica della realtà cooperativa in un’ottica che tiene conto delle esperienze straniere e delle ricadute in altri settori del diritto, anzitutto quello tributario. L’avvio della ricerca, con l’esposizione delle linee guida, è stato presentato in occasione del Convegno annuale della Fondazione Bruno Visentini di Orvieto del 2014 e prossimamente ne verranno presentati i risultati finali.
Il mondo cooperativo è una realtà in continuo sviluppo e il processo di unificazione che il movimento ha avviato rappresenta una scelta di grande coraggio, considerando il momento in cui viviamo nel quale la crisi economica ci obbliga a mettere in discussione tutti i modelli di economia di mercato. Sul piano dei numeri, però, il movimento cooperativo ha piena capacità di affrontare la sfida, considerando il fatturato delle imprese associate.
Il punto di partenza dell’indagine, a livello italiano (anche perché il progetto non si limita ai confini nazionali dato che, soprattutto in particolari settori, i programmi vanno ben oltre i confini e implicano un confronto con il movimento cooperativo degli altri paesi europei e con il diritto comunitario stesso), tiene conto della “nuova” definizione di cooperativa, dopo la riforma del diritto societario del 2003, e del fatto che l’art. 2511 c.c. non parla più di “imprese aventi fine mutualistico”, ma le definisce solo “società a capitale variabile con scopo mutualistico”. Con questa definizione la riforma è venuta infatti incontro agli orientamenti emersi anche in sede comunitaria, espressi dalla stessa Commissione CE nella Comunicazione sulla promozione delle società cooperative in Europa, che ne ha confermato il carattere peculiare, chiarendo che “le cooperative operano nell’interesse dei loro membri, che sono al tempo stesso utilizzatori, e non sono gestite nell’interesse di investitori esterni. I profitti sono percepiti dai membri in proporzione alle loro transazioni con la cooperativa; le riserve e le altre attività sono detenute in comune, non sono distribuibili e sono utilizzabili nell’interesse comune dei membri”; in sostanza si ritiene che la società cooperativa, quando opera nella completa osservanza dei principi mutualistici, non è più vista come un’impresa nel senso tradizionale e tale conclusione trova conferma, considerando il fatto che non opera direttamente per il mercato, ma opera soltanto nell’interesse di coloro che ne fanno parte.
E’ proprio questa particolare natura delle cooperative che è stata posta alla base della presa di posizione della Corte di Giustizia CE, la quale ha ritenuto compatibili col Mercato Comune le agevolazioni fiscali a favore delle cooperative, ci porta ad esaminare una delle parti del programma, dato che, se è certo che la sentenza della Corte ha puntualizzato alcuni aspetti essenziali del fenomeno, quali la preminenza della persona del socio cooperatore, il mancato perseguimento di finalità di lucro per i soggetti esterni al sistema cooperativo, il fatto che utili e riserve restino acquisiti al patrimonio sociale e la devoluzione dell’attivo, in caso di liquidazione, ad altre realtà cooperative aventi finalità analoghe, il voto capitario e la limitata possibilità di accesso al mercato dei capitali, si dovrà verificare la sensibilità dei vari stati di fronte al fenomeno dato che se alcuni hanno come posizione molto simile a quella italiana altri tengono una linea molto più defilata.
In questo quadro sono stati affrontati anche i problemi di fondo del sistema cooperativo in Italia, rappresentati dal nanismo finanziario e, in generale, da quello della loro capitalizzazione, problemi soltanto in minima parte risolti dalle nuove disposizioni legislative sui ristorni e dalla previsione di particolari agevolazioni nel caso in cui l’assemblea deliberi la totale o parziale destinazione degli stessi a capitale sociale.
Ma anche sotto il profilo della governance i problemi sono notevoli dato che se, da un lato, il sistema cooperativo italiano ha dato prove notevoli di vitalità, dall’altro lato il sistema stesso ha rivelato, innanzitutto, dei limiti, soprattutto negli uomini, ciò per la difficoltà di trovare figure professionali adeguate e sufficientemente preparate, con la conseguenza che la gestione finisce quasi sempre con l’essere concentrata nella mani dei pochi che sanno, e questo effetto che ha avuto anche il suo riconoscimento con l’abrogazione dei limiti dei tre mandati.
In sostanza il problema di una governance efficiente è quanto mai evidente in tema di cooperative, in un momento in cui è essenziale il lavoro di squadra, per evitare che esse finiscano con l’agire ciascuna per conto proprio. Ma questo lavoro potrà riuscire soltanto se vi sarà un comune sforzo di elaborazione a livello culturale che possa consentire a tutti di concentrarsi sulle prospettive comuni di sviluppo del modello.