I poli di innovazione sono un fenomeno gestito in modo non uniforme a livello nazionale. Le regioni, nell’ambito del loro bando regionale di riferimento, hanno delineato diversamente le caratteristiche delle aggregazioni ammesse a partecipare alla selezione per l’erogazione dei finanziamenti.
La ricerca ha posto in evidenza che i poli di innovazione possono strutturarsi scegliendo tra due diverse opzioni fondamentali: fondare l’aggregazione su un contratto che non dà vita a un nuovo soggetto di diritto, ma lega i partecipanti solo sul piano normativo e obbligatorio (aggregazione contrattuale); ovvero creare un’aggregazione che assuma la veste di soggetto di diritto (aggregazione organizzativa). L’aggregazione degli attori del polo può quindi essere realizzata mediante differenti schemi contrattuali, astrattamente compatibili con gli obiettivi perseguiti. Questi contratti consentono di ottenere risultati solo parzialmente equivalenti, dando vita ad aggregazioni con caratteristiche molto diverse e riconducibili, per l’appunto, a un modello aggregativo solo contrattuale o anche organizzativo.
È emerso che l’aggregazione organizzativa è la scelta da preferire, anche in quanto è in questo caso possibile l’assunzione diretta della funzione di gestore del polo, obbligatoriamente prevista a livello comunitario e da assolvere da parte di una “persona giuridica” (intesa anche come semplice soggetto di diritto). Sono stati infine individuati degli specifici indicatori di performance funzionali al monitoraggio dell’attività dei poli di innovazione che tengano conto delle caratteristiche peculiari del settore dell’innovazione tecnologica e si differenzino dagli indicatori di performance tradizionalmente adottati per la valutazione del management aziendale.